Monterosso al Mare

12.08.2020

Scogliere a picco, spiagge stupende, mare cristallino con alle spalle colline coltivate a vite e ulivo: ecco Monterosso al Mare, il paese più occidentale delle Cinque Terre, Liguria, provincia de La Spezia, luogo magico derivato dall'incessante lavorio di migliaia di anni tra roccia e acqua, con un viavai di piccole spiagge e baie che stupiscono e ammaliano.
A tutto ciò fa da contrappunto l'attività umana la cui inventiva vecchia di millenni ha trasformato l'entroterra con caratteristiche terrazze divise da un incredibile numero di muri e muretti a secco: c'è chi ha calcolato che in tutto il perimetro di questo posto incantato, relativo non solo a Monterosso ma anche agli altri paesi che compongono le Cinque Terre, cioè Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore, la somma di tali muri sarebbe alta due metri e lunga undicimila chilometri!
Una piccola ma grande muraglia... come quella cinese! Monterosso al Mare, collocato al centro di un piccolo golfo, ha un clima mitigato dai monti alle spalle che intercettano i venti freddi provenienti da settentrione. In tal modo, l'inverno non è in genere rigidissimo e d'estate il caldo non risulta mai bollente. Le piogge possono essere abbondanti in ogni mese, concentrandosi in particolare nel periodo primaverile e autunnale.
È 1056 l'anno in cui si fa riferimento per la prima volta all'abitato di Monterosso, alla foce del torrente Buranco: siamo sotto il dominio degli Obertenghi, una dinastia di origine franca che sostituì le genti di qui sconfitte dai Longobardi del VII secolo, fondatori del leggendario borgo di Albareto. Territorio conteso da Genova e Pisa, è preda ambita dei saraceni contro le cui incursioni sono costruite lungo la costa torri di avvistamento. Nel 1254 Monterosso passa definitivamente sotto i Genovesi. Si tratta del periodo che dà il via a un certo sviluppo agricolo, con la costruzione di fasce terrazzate e protette dai muretti a secco, per la coltivazione di viti, ulivo, limoni. E anche la pesca diventa importante tanto che nel 1600 si parla di una importante tonnara al largo di Punta Mesco. Tra la fine del 1700 e i primi decenni del 1800 arrivano i francesi di Napoleone Bonaparte e Monterosso fa parte del Dipartimento del Vara, come capoluogo, all'interno della Repubblica Ligure e, con l' Impero, del Dipartimento degli Appennini. Nel 1815 diventa dominio del Regno di Sardegna e nel 1861 del Regno d'Italia. Si chiama Monterosso al Mare dal 1863 e nel 1923 è provincia de La Spezia dopo esserlo stato di Genova.
Dagli anni sessanta del secolo scorso il territorio di Monterosso è a forte vocazione turistica e si mantengono alte altre attività come la coltivazione delle viti e la produzione di vini di eccellenza. Forte la pesca, come quella delle acciughe. Quelle salate di qui sono presidio Slow Food, riconoscimento che tutela l'alta qualità di un prodotto tradizionale e che si pescano con la lampara, ovvero un lume con cui sono equipaggiate le barche. Tra gli eventi, a maggio, ogni terzo weekend, c'è la Sagra del limone durante il quale tutto il paese è addobbato con decori protagonista il profumato agrume.
Spicca poi la Festa di San Giovanni Battista, patrono del paese, due giorni, 23 e 24 giugno: la prima sera c'è il caratteristico grande falò della spiaggia del centro storico, durante il quale i bambini bruciano roba vecchia. Mentre il secondo via libera a processioni delle Confraternite, concerti della banda La Monterossina e fuochi d'artificio. E si liberano in mare tanti lumini di cera. A ridosso del 29 giugno c'è la Sagra dell'acciuga salata, mentre ogni terzo weekend di luglio si svolge la sagra dell'acciuga in toto, con banchetti e giri in battello per ammirare le lampare. Il 14 Agosto si svolge la Processione dei pellegrini, dal centro fino al Santuario di Nostra Signora di Soviore, una processione particolare perché sono portati in spalla i bambini vestiti con gli abiti caratteristici dei pellegrini del 1400.
Che si mangia a Monterosso al Mare? Come in tutte le Cinque Terre, le troffie (o trofie), una particolare pasta corta preparata non solo con la farina di frumento ma anche con le castagne, da condire spesso con un prodotto tipico super, il pesto, fatto con basilico, olio e formaggio grattugiato. Ma di primi ci sono anche le tagliatelle presentate con sughi a base di funghi, cavoli, patate, fagioli, ceci. Grande apprezzamento per le torte di verdura che vengono cucinate sia con vegetali coltivati, come carciofi, zucchine, patate, porri, sia con erbe selvatiche come la borragine. Anche il riso è un alimento importante ma pure lui in versione torta, proposta con l'aggiunta di funghi secchi.
Via libera a ogni tipo di pesce, tra cui il pesce azzurro e soprattutto le alici (o acciughe a dir si voglia) sono grandi protagoniste. Da provare le cotolette di acciughe, ovvero acciughe ripiene e fritte, o-e le frittelle di bianchetti (le neonate di questo pesce) da mangiare appena escono dall'olio bollente. E non si può rinunciare al polpo all'inferno, ovvero polpo di scoglio cucinato con pomodoro, patate, sedano, cipolle, servito con crostini di pane. Che servono anche per accompagnare le deliziose seppie in zimino, cioè cotte con pomodoro e bietole o spinaci. Il termine zimino sembra sia di origine araba ed è relativo a una salsa densa e corposa, tipica di questo piatto. E poi ci sono loro, le cozze, alla marinara, con qualche goccia di limone e un po' di prezzemolo, o addirittura ripiene, con tonno, salumi, formaggio, uova, maggiorana, uno schianto per la gola! Via (molto) libera alle insalate di cozze, totani, gamberi e polpo. Senza dimenticare che totani e calamari si gustano pure fritti o magari solo bolliti pochi minuti in acqua aromatizzata, con un filo d'olio d'oliva. E a proposito di totani: quelli grandi si fanno ripieni, farciti con i loro tentacoli scottati in olio d'oliva e tritati, assieme a verdure varie (dipende dalla stagione e dall'estro del cuoco), formaggio grattugiato, mollica bagnata e strizzata. Quelli di mezza grandezza sono speciali cotti con olio, aglio, prezzemolo, pomodoro, sfumato con il vino bianco secco. A proposito. Da bere qui a Monterosso, tra i prestigiosi nettari di Bacco, tutti bianchi, il Cinque Terre DOC, sottile e persistente, e lo Schicchetrà, dolce e deciso. E il vino DOC Cinque Terre Sciacchetrà deve il suo curioso nome probabilmente al termine sciacàa che vuol dire schiacciare, ovvero pigiare l'uva.
Una spiaggia che è la più estesa di tutte le Cinque Terre fa di Monterosso al Mare una meta ideale per il turismo balneare, legato all'incanto di un paesaggio straordinario tra acqua, roccia, coltivazioni a terrazze, con la Torre Aurora del XVI secolo, sul Colle di San Cristoforo, che separa il nuovo borgo, che si chiama esattamente Fegina, a ridosso della costa, con le sue abitazioni moderne e le strutture alberghiere, dalla parte vecchia, dominata dai resti del castello degli antichi signori di qui, gli Obertenghi, a strapiombo sul mare, con le case torri attraversate da stretti vicoli, i carrugi. Una terra incantata particolarmente cara al premio Nobel per la letteratura Eugenio Montale: una grande ispirazione poetica da questo luogo pieno di fascino.

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