Il reato di concussione ex art. 317 c.p.
La concussione è un reato punito dall'art. 317 c.p., commesso dal pubblico ufficiale abusando della sua qualità o dei suoi poteri per ottenere un'utilità
Cosa significa concussione
La concussione, pertanto, è una fattispecie delittuosa che può essere commessa solo da un soggetto che riveste la qualità di pubblico ufficiale e che per tale ragione si configura, tecnicamente, come reato proprio.
Dal punto di vista oggettivo, invece, essa è rappresentata da un comportamento che consiste nel farsi dare o nel farsi promettere denaro o altro vantaggio, anche non patrimoniale, abusando della propria posizione.
La ratio che ispira la rilevanza penale della condotta è quella di protezione del buon andamento della pubblica amministrazione.
Concussione: la disciplina
L'articolo 317 c.p., in particolare, stabilisce che:
"Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da sei a dodici anni".
Esempio di concussione
Ad esempio, commette concussione il professore che pretende una prestazione sessuale da una studentessa minacciandola di non farle passare l'esame. Un altro esempio tipico di concussione è quello del magistrato che si fa dare o promettere denaro per compiere un atto del proprio ufficio.
La concussione è integrata anche dalla nota pratica della "tangente".
Concussione continuata
Il reato di concussione può essere anche continuato, quando il colpevole commette diverse violazioni in esecuzione del medesimo disegno criminoso. In tal caso di applica quanto previsto dall'articolo 81 del codice penale.
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Concussione tentata
Sebbene la concussione sia un reato di cooperazione con la vittima, in cui il comportamento di questa risulta fondamentale per la configurabilità della fattispecie, il tentativo è comunque ammesso e, quindi, penalmente rilevante.
La giurisprudenza, in particolare, ritiene a tal fine sufficiente che il pubblico ufficiale abbia posto in essere atti idonei in astratto a ingenerare nella vittima il metus publicae potestatis, ovverosia il timore del pubblico potere che può portare il soggetto passivo in uno stato di soggezione. La refrattarietà della vittima a intimorirsi, insomma, non esclude il reato, ma per la configurabilità del tentativo è necessaria l'oggettiva efficacia intimidatoria della condotta.
Ad esempio, come sancito dalla Corte di cassazione nella sentenza n. 40518/2009, si ha concussione solo tentata quando il soggetto passivo non ha provveduto ad alcuna dazione nei confronti del pubblico ufficiale né abbia provveduto a una promessa di denaro chiara e inequivoca, ma abbia tenuto un comportamento di non espresso rifiuto o abbia allegato la propria indisponibilità finanziaria.
Concussione: procedibilità e competenza
Il reato di concussione è procedibile d'ufficio e non necessita, quindi, di una querela di parte. La competenza a decidere è del tribunale collegiale.
Dal punto di vista strettamente procedurale, si evidenzia che l'arresto è facoltativo e il fermo è consentito.
Concussione: la pena
La pena prevista per il reato di concussione è:
- la reclusione da sei a dodici anni;
- l'applicazione della pena accessoria della incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione in forza di quanto stabilito dall'articolo 32 quater del Codice penale.
Elemento soggettivo del reato
L'elemento soggettivo richiesto per la configurazione del reato è rappresentato dal dolo generico, ovverosia dalla coscienza e dalla volontà di porre in essere la condotta criminosa.
Non è rilevante la colpa.
Concussione: la condotta
Chiariti gli aspetti essenziali del reato di concussione, approfondiamo alcuni aspetti della condotta sanzionata.
L'abuso
L'abuso, in particolare, è lo strumento attraverso il quale l'agente pubblico innesca il processo causale che conduce all'evento desiderato.
Esso può avere ad oggetto sia le sue qualità che i suoi poteri.
Nel primo caso non è sufficiente che il pubblico ufficiale si limiti a dichiarare o sfoggiare la propria qualità: per aversi una condotta penalmente rilevante, infatti, è necessario che il far valere tale qualità sia comportamento volto esclusivamente ad assumere un'efficacia psicologicamente motivante del soggetto passivo, idonea a fargli compiere prestazioni non dovute.
L'abuso dei poteri, invece, si configura allorquando il pubblico ufficiale li utilizzi quando in realtà non dovrebbe o dovrebbe farlo in maniera differente.
La costrizione
La costrizione del pubblico ufficiale (altro elemento che va a comporre la modalità della condotta sanzionata) si concretizza nel compimento di un atto o di un comportamento del proprio ufficio, strumentalizzato per perseguire illegittimi fini personali.
Alla sua base c'è una coercizione psichica della vittima, mediante prospettazione di un male ingiusto.
Concussione: differenze con altri reati
Le caratteristiche del reato di concussione lo rendono affine ad altre fattispecie delittuose, dalle quali deve tuttavia tenersi ben separato.
Concussione e induzione indebita
Innanzitutto, la concussione è in parte simile all'induzione indebita (cd. concussione per induzione), che si configura quando un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio abusa della sua qualità o dei suoi poteri e, così facendo, induce un altro soggetto a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità.
Fino alla riforma introdotta con la legge numero 190 del 6 novembre 2012, i due comportamenti erano puniti entrambi dall'articolo 317 c.p. e, anche per tale ragione, l'individuazione della linea di confine fra di essi è stata oggetto, negli anni, di evidenti contrasti giurisprudenziali, relativi soprattutto al rapporto tra la condotta di costrizione e quella di induzione.
Differenza tra concussione e corruzione
Apparentemente affine al reato di concussione è anche il reato di corruzione per l'esercizio della funzione, che trova la propria disciplina nell'articolo 318 c.p.. Tale norma, in particolare, punisce il pubblico ufficiale che, per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, riceve indebitamente, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità, o ne accetta la promessa, sanzionandolo con la reclusione da uno a cinque anni.
La differenza tra le due fattispecie, però, è netta.
Mentre il reato di concussione è connotato dall'abuso costrittivo del pubblico ufficiale, attuato mediante minaccia, esplicita o implicita, di un danno da cui deriva una grave limitazione della libertà di autodeterminazione del destinatario, la corruzione è caratterizzata da un accordo liberamente e consapevolmente concluso, su un piano di sostanziale parità, tra un privato e un funzionario pubblico verso un comune obiettivo illecito.
Secondo la Corte di Cassazione, ai fini della differenziazione della fattispecie di concussione da quella di corruzione propria, costituisce elemento decisivo l'atteggiamento del pubblico ufficiale agente e del suo interlocutore privato e, dunque, il tipo di rapporto che si stabilisce tra i due. Infatti, mentre nella corruzione le rispettive volontà si incrociano su un piano sostanzialmente paritario, nella concussione il pubblico ufficiale sfrutta la propria autorità e il proprio potere funzionale per coartare o condizionare la volontà del soggetto, facendo capire a questi che non dispone di alternative ad una arrendevole adesione alle sue ingiuste richieste, così che lo stato volitivo del privato è scandito dalla sensazione di essere sottomesso alla predominante, e come tale percepita, volontà del pubblico ufficiale.
Concussione e truffa aggravata
La concussione va tenuta distinta, poi, dalla truffa aggravata: tale secondo reato, infatti, si configura quando la determinazione della volontà del soggetto passivo è influenzata dalla qualità o dalla funzione del pubblico ufficiale solo in maniera accessoria, mentre la convinzione vera e propria a compiere un certo comportamento avviene tramite artifici o raggiri.
Nella concussione, invece, l'unico elemento determinante della volontà del soggetto passivo è rappresentato dalla costrizione mediante abuso della qualità o dei poteri del pubblico ufficiale.
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La concussione ambientale
Un cenno va fatto, infine, alla concussione ambientale.
Si tratta di una fattispecie elaborata dalla giurisprudenza per designare quella peculiare fattispecie concussiva in cui il pubblico agente non pone in essere una condotta direttamente induttiva nei confronti del privato, ma tiene un contegno volto a rafforzare nello stesso -attraverso comportamenti suggestivi, ammissioni o silenzi- la convinzione di dover effettuare l'illecita dazione o promessa, sulla scorta di una prassi consolidata nell'ambiente di riferimento.
Secondo una consolidata giurisprudenza di legittimità, il delitto di concussione ambientale non può intendersi ravvisabile nell'ipotesi in cui il privato inscrive il suo personale contegno nell'ambito di un sistema in cui il mercimonio delle funzioni pubbliche e la prassi di remunerazioni tangentizie siano costanti. In circostanze siffatte, invero, manca e si dissolve lo stato di soggezione del privato, che dal canto suo mira a garantirsi vantaggi illeciti avvalendosi dei meccanismi criminosi della prassi deviata, in tal modo rendendosi esso stesso protagonista del sistema illegale. Qualora, dunque, il rapporto illecito tra pubblico ufficiale e privato si sia sviluppato su un piano di sostanziale parità, l'episodio criminoso deve ricondursi nell'ambito della corruzione propria.