Ascea

06.08.2020

Ascea (o Ascìa, volendo rispettare il dialetto cilentano) è un piccolo comune campano che conta all'incirca 6.000 abitanti distribuiti in una superficie di 37,45 chilometri. Il paese sorge all'interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (un'area naturale protetta di ben 36.000 ettari, che si sviluppa per tutta la provincia di Salerno), più precisamente su una collina a circa 235 metri sopra il livello del mare.
Presenta un clima piuttosto mite, sia durante gli inverni che durante le estati: la temperatura media di gennaio, mese più freddo dell'anno, è di 8,7 °C, mentre quella di agosto, mese più caldo, di 25,7 °C. In base al suo statuto comunale, Ascea è divisa in quattro frazioni, tre delle quali contano però soltanto poche centinaia di abitanti: Catonia (206 abitanti) e Mandia (281), sono quelle in cima alla collina, mentre Terradura (soltanto 101 abitanti) si trova più in basso.
La frazione più vicina al livello del mare è anche la più popolata: stiamo parlando di Marina di Ascea, un'importante località balneare che conta circa 2.400 abitanti e che è diventata meta ambita dai turisti grazie alla qualità del suo litorale; non a caso da anni le sue spiagge conseguono l'ambita Bandiera Blu della FEE, un riconoscimento che premia le località costiere europee che soddisfino criteri di qualità relativi sia alle acque di balneazione che ai servizi offerti a coloro che visitano la spiaggia.
In tempi remoti l'attuale territorio di Ascea era occupato da una città di nome Elea. Secondo lo storiografo Strabone sarebbe stata fondata da esuli Focei durante la seconda metà del VI secolo avanti Cristo e si sarebbe subito sviluppata sia dal punto di vista commerciale che da quello politico e culturale: è proprio qui infatti che nasce e si sviluppa la Scuola Eleatica, una scuola filosofica presocratica fondata da Parmenide e portata avanti da Zenone. Elea sarebbe diventata municipio romano nell'88 avanti Cristo, venendo rinominata Velia e mantenendo una propria prosperità per altri due secoli.
L'insabbiamento dei suoi porti e la costruzione della via Popilia sancirono l'inizio di un lungo periodo di crisi per la città e portarono gli ultimi abitanti rimasti a rifugiarsi nella parte alta dell'Acropoli: è proprio da uno di questi insediamenti (più precisamente quello di Castellammare della Bruca) che, attorno all'anno 1000, sarebbe nata a tutti gli effetti la città di Ascea.
Quest'ultima sarebbe divenuta feudo della famiglia San Severino nel 1420, per poi partecipare ai moti cilentani degli anni a seguire. Purtroppo la città doveva vivere ancora diversi secoli di oblio, basti pensare che dal 1669 iniziò a venire completamente ignorata persino dal censimento. Ascea avrebbe comunque fatto parte del Regno delle Due Sicilie a partire dal 1811, quindi nel 1860 sarebbe entrata nel Regno d'Italia, continuando però ad appartenere al Circondario di Vallo della Lucania fino al 1927.
I monumenti più importanti di Ascea, tanto dal punto di vista storico quanto da quello artistico, sono sicuramente quelli legati all'area archeologica di Elea-Velia anche perché gli scavi effettuati a partire dall'Ottocento (iniziati dall'archeologo Francois Lenormant e tutt'ora in corso) purtroppo hanno finito col danneggiare irrimediabilmente la stragrande maggioranza dell'abitato superstite dall'epoca medievale in poi. L'impressione è che l'antica città fosse solcata dal fiume Alento e che la sua Acropoli si trovasse nei dintorni della Giumarella di Santa Barbara.
Della sua struttura originale rimangono l'Area Portuale, l'agorà, il quartiere meridionale, quello arcaico ed entrambi gli stabilimenti termali istituiti prima dai greci e poi dai romani. Anche alcune porte sono sopravvissute alla prova del tempo e tra le varie spicca sicuramente Porta Rosa: si tratta del più antico esempio di arco a sesto di tutta l'Italia e la sua costruzione risale al IV secolo avanti Cristo; più che una porta era un viadotto che collegava le due sommità naturali dell'acropoli ed il suo arco (in undici conci di pietra arenaria) fungeva da contenimento delle pareti della gola.
Porta Rosa è stata ostruita ed interrata attorno al III secolo avanti Cristo (forse a causa di una frana, forse per scelta difensiva) ed è proprio per questo che probabilmente si è conservata così bene fino al 1964, anno in cui venne riportata alla luce dall'archeologo Mario Napoli (che la ribattezzò "Rosa" per omaggiare sua moglie). Un altro luogo distintivo di Ascea è il suo particolarissimo Museo del Paradosso: si trova a circa due chilometri dall'area archeologica di Elea-Velia ed è stato inaugurato nel 2015 dalla Fondazione Alario, una ONLUS fondata dall'ultimo discendente di una nota famiglia cilentana che opera nel campo della promozione culturale, dello sviluppo locale, della ricerca e della formazione.
Il museo è ovviamente ispirato alla Scuola di Elea e più nello specifico al pensiero di Zenone (noto soprattutto per la profondità dei suoi paradossi): nasce con l'intento di accogliere opere di artisti minorenni che si ispirino al tema del paradossale ed il suo sviluppo è aiutato dal concorso locale "Pensare per paradossi", lanciato a partire dal 2013.
Ascea dista circa 100 chilometri dal suo capoluogo di provincia Salerno, cui è collegata innanzitutto dalla SS 18, Strada Statale Tirrenia Inferiore; tra le altre arterie stradali che attraversano la città segnaliamo la Strada Regionale 447/a, la Strada Regionale 447/b ed ovviamente un discreto numero di strade minori che la collegano ad altri importanti centri del Cilento. Ascea ha una stazione ferroviaria distante circa 2 chilometri dal centro che è servita dalle principali linee che collegano Campania e Calabria; è inoltre possibile raggiungere la città in aliscafo, partendo dal porto di Napoli. L'aeroporto più vicino è quello di Salerno Costa D'Amalfi.

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